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Alici alla scapece: il sapore autentico del mare campano

Un antipasto che racconta la tradizione marinara della Campania

Tra i profumi del mare e le sfumature azzurre della Costiera Amalfitana, le alici alla scapece rappresentano uno dei piatti più iconici della cucina campana di mare. Questa ricetta, semplice e genuina, racchiude secoli di storia gastronomica e continua a essere protagonista delle tavole di Napoli, Cetara e del Cilento. Le alici vengono prima fritte e poi immerse in una marinata di aceto, aglio e menta, sprigionando un equilibrio perfetto tra croccantezza e freschezza. È una preparazione che nasce dal desiderio di conservare il pesce azzurro — abbondante e prezioso nel Golfo di Salerno — e si trasforma in un antipasto irresistibile, ideale per chi ama scoprire un territorio attraverso i suoi sapori autentici.
Gustare le alici alla scapece significa immergersi nella storia e nella cultura del Mediterraneo, dove mare, tradizione e semplicità si fondono in un’armonia di profumi inconfondibili.

Origini mediterranee: dallo “escabeche” spagnolo alla scapece napoletana

Le origini delle alici alla scapece risalgono a un tempo lontano, quando i commerci e le dominazioni portarono in Campania nuove tecniche culinarie. Il termine “scapece” deriva dallo spagnolo escabeche, parola a sua volta collegata a un vocabolo arabo che indica la cottura e conservazione in aceto. Durante il periodo della dominazione spagnola nel Regno di Napoli, questa usanza gastronomica fu assimilata e reinterpretata dai cuochi partenopei, diventando un segno distintivo della tradizione marinara campana.

Nel corso dei secoli, la ricetta ha trovato la sua massima espressione nei borghi costieri dove il pesce azzurro era protagonista: Cetara, Maiori, Amalfi e Marina di Pisciotta. Qui, la scapece divenne un modo ingegnoso per conservare il pescato del giorno anche nei mesi più caldi, grazie al potere disinfettante dell’aceto e alle proprietà aromatiche della menta fresca.

La preparazione non ha solo una funzione pratica, ma racchiude anche una valenza culturale. È un ponte tra popoli e sapori, una testimonianza viva di come la Campania abbia saputo accogliere influenze arabe e spagnole, trasformandole in un patrimonio gastronomico unico. Ancora oggi, nelle osterie e nelle sagre del pesce azzurro — come la celebre Sagra delle Alici di Cetara — la scapece viene servita come simbolo di identità locale.

La scapece è quindi molto più di una semplice marinatura: è un rito di trasformazione, in cui il tempo e l’attesa esaltano i profumi del mare.

Ingredienti e preparazione: equilibrio tra aceto, menta e croccantezza

Per ottenere alici alla scapece perfette, occorre rispettare tre passaggi fondamentali: frittura, marinatura e riposo. Le alici devono essere freschissime e di taglia medio-piccola, pulite con cura e infarinate leggermente prima di friggere in olio di semi d’arachide ben caldo. La frittura deve risultare asciutta e dorata, perché solo così la marinata potrà penetrare senza rendere il pesce molle.

Una volta fritte, le alici vengono disposte a strati in una pirofila e condite con una marinata preparata scaldando aceto di vino bianco, poca acqua e fettine di aglio. A fuoco spento si aggiungono olio extravergine di oliva, sale e abbondante menta spezzata con le mani. Questa combinazione di ingredienti genera un profumo intenso, fresco e pungente, capace di evocare le atmosfere estive della Costiera Amalfitana.

Le alici devono riposare per almeno 12 ore, meglio se 24: il tempo permette alla marinata di ammorbidire la carne e sviluppare un sapore complesso e aromatico. È una ricetta che “matura” nel tempo, diventando più gustosa giorno dopo giorno.

Le varianti regionali sono numerose: nel Cilento si aggiunge origano o pepe in grani, mentre a Napoli si preferisce un tocco più delicato. Alcuni chef contemporanei, reinterpretano la ricetta servendo le alici su crostoni di pane cafone con foglie di menta fresca e un filo d’olio.

In ogni versione, il segreto è uno solo: bilanciare acidità e profumo, perché la scapece deve rinfrescare il palato senza coprire la dolcezza del pesce.

A tavola e in viaggio: dove gustare le alici alla scapece in Campania

Le alici alla scapece non sono solo un piatto da preparare a casa, ma una esperienza da vivere in viaggio.
Chi visita la Campania può degustarle in molte località costiere, da Cetara, patria anche della famosa colatura di alici, fino a Marina di Camerota e Acciaroli, borghi del Cilento dove la tradizione marinara è ancora viva.

In questi luoghi il piatto viene spesso servito durante le sagre estive del pesce azzurro, feste che celebrano il mare e i sapori popolari. È un modo per scoprire una cucina fatta di gesti semplici e prodotti locali, dove l’aceto e la menta diventano simboli di freschezza e identità.

Per chi cerca un’esperienza più gourmet, numerosi ristoranti e agriturismi propongono degustazioni di antipasti di mare campani abbinati a vini autoctoni come il Fiano di Avellino o la Falanghina del Sannio, perfetti per bilanciare la nota acida della scapece.

Le alici alla scapece possono essere servite su pane tostato, come antipasto da condividere, oppure come protagonista di una cena estiva a base di pesce. La loro versatilità le rende ideali anche per chi vuole proporre piatti della cucina partenopea tradizionale in chiave moderna, valorizzando prodotti del territorio.

Le alici alla scapece rappresentano dunque un simbolo del Mediterraneo, un incontro perfetto tra gusto, tradizione e identità. Mangiarle significa fare un viaggio nei profumi del mare campano e nella memoria di chi, da generazioni, ne custodisce il segreto.

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