Simbolo dello street food napoletano, il crocchè di patate – o panzarotto, come lo chiamano i napoletani – è un piccolo capolavoro di semplicità e sapore. Nato nelle friggitorie dei quartieri popolari e oggi riconosciuto come prodotto agroalimentare tradizionale campano, racchiude in sé la storia, la manualità e la passione del popolo partenopeo. Morbido dentro e croccante fuori, profuma di mare, vicoli e convivialità. Se stai programmando una vacanza in Campania, è impossibile non imbattersi in un cuoppo fumante, il cono di carta che custodisce il meglio della frittura napoletana.
Questo piatto racconta Napoli attraverso il gusto: semplice, accogliente e irresistibile. Scoprirne la storia e la ricetta significa fare un viaggio nella cultura gastronomica più autentica del Sud Italia.
Dietro ogni crocchè di patate c’è una storia lunga secoli. Le prime versioni comparvero tra Settecento e Ottocento, quando la cucina napoletana assorbì influenze francesi: i celebri croquettes d’oltralpe arrivarono nelle case aristocratiche di Napoli, dove furono reinterpretati con ingredienti locali come patate, provola e formaggio grattugiato. Col tempo, questa specialità scese dai palazzi alle friggitorie di strada, diventando un simbolo della cucina popolare.
Il crocchè trovò la sua consacrazione all’interno del cuoppo napoletano, un cono di carta che raccoglie tutto ciò che la città sa friggere: zeppoline, frittatine di pasta, arancini, verdure in pastella. Un piccolo tesoro gastronomico che si gusta camminando per i vicoli di Spaccanapoli o sul lungomare Caracciolo.
Secondo le guide enogastronomiche locali, il cuoppo è oggi una delle esperienze più amate dai visitatori, perché unisce tradizione, socialità e gusto immediato.
Anche le Soprintendenze campane riconoscono al crocchè un ruolo identitario nel patrimonio gastronomico regionale. È un piatto “vivo”, che si tramanda di generazione in generazione e che racconta la Napoli più genuina, quella fatta di sapori semplici e di mani esperte che impastano e friggono con orgoglio.
La ricetta tradizionale, è la stessa che trovi nelle friggitorie storiche di Napoli. Per circa 12–15 crocchè occorrono:
Procedimento:
Il segreto del vero crocchè napoletano sta nella temperatura dell’olio e nella provola ben sgocciolata, che evita la rottura durante la cottura. In molte friggitorie si aggiungono anche dadini di salame o pancetta, rendendo il risultato ancora più saporito.
Puoi profumare l’impasto con maggiorana o menta fresca per una variante cilentana o costiera.
Questa ricetta rappresenta una sintesi perfetta della cucina campana: ingredienti poveri, sapore ricco, convivialità assoluta.
Chi visita Napoli desidera vivere un’esperienza gastronomica autentica. Per gustare i crocchè migliori, le mete imperdibili sono le friggitorie storiche della Pignasecca, di Via Tribunali e dei Quartieri Spagnoli, dove ogni giorno si servono cuoppi caldi e fragranti. Anche i locali del Vomero offrono varianti più moderne, ideali per chi cerca un’esperienza gourmet.
Queste botteghe hanno trasformato la frittura in arte. Per chi soggiorna in Costiera Amalfitana o nel Cilento, molti agriturismi e B&B organizzano laboratori di cucina tradizionale, dove imparare a preparare crocchè e zeppoline da zero.