Croccanti, dorati e dal profumo inconfondibile di cannella e agrumi, i Roccocò campani sono tra i dolci natalizi napoletani più amati. La loro forma a ciambella schiacciata e il mix aromatico del pisto napoletano li rendono un’icona delle feste in Campania. Nati nei conventi di Napoli nel Trecento, oggi sono protagonisti delle tavole natalizie e delle vetrine delle pasticcerie da fine novembre fino all’Epifania.
Ogni morso racconta la storia della città partenopea, tra tradizione e arte dolciaria, e invita a riscoprire la convivialità delle feste. Se stai programmando una vacanza a Napoli o sulla Costiera Amalfitana, assaggiare i Roccocò in un forno storico è un’esperienza autentica da vivere tra sapori, profumi e cultura locale.
Le origini dei Roccocò campani affondano le radici nel Medioevo napoletano. Secondo la tradizione, furono le monache del Real Convento della Maddalena a inventarli nel 1320, trasformando ingredienti semplici in un capolavoro di sapori. Il nome “Roccocò” deriverebbe dal francese rocaille, che richiama la forma barocca e decorativa del biscotto, simile a una piccola conchiglia. Nel tempo, questi dolci si diffusero nelle famiglie e nelle botteghe artigiane, fino a diventare un simbolo irrinunciabile del Natale a Napoli.
A differenza di altri dolci natalizi come Mostaccioli o Susamielli, i Roccocò non prevedono cioccolato o miele, ma puntano tutto sull’intensità del pisto napoletano, un blend di spezie profumate che comprende cannella, chiodi di garofano, noce moscata e coriandolo. Questa combinazione dona al biscotto il suo carattere unico, capace di evocare atmosfere antiche e familiari.
Già nel Settecento i Roccocò erano noti in tutta la Campania come “biscotti delle feste”, simbolo di ospitalità e abbondanza. Venivano preparati in anticipo, poiché la loro consistenza “tosta” permetteva una lunga conservazione, e serviti durante le tombolate natalizie o come dono di buon augurio. Oggi si trovano facilmente nelle pasticcerie storiche come Scaturchio o Pintauro, custodi di ricette tramandate da generazioni.
Il fascino dei Roccocò risiede proprio nella loro povertà sapiente: pochi ingredienti, tanta memoria.
Rappresentano la Campania più autentica, quella dei profumi casalinghi e della gioia conviviale, dove ogni biscotto racconta un frammento di storia napoletana.
Il cuore aromatico dei Roccocò è il pisto napoletano, una miscela di spezie che caratterizza gran parte della pasticceria natalizia campana. La ricetta più comune prevede cannella, chiodi di garofano, noce moscata e coriandolo, con l’aggiunta opzionale di anice stellato o pepe nero. È questa combinazione che conferisce al biscotto la sua firma olfattiva: un profumo caldo e agrumato che invade le cucine durante la preparazione.
L’impasto tradizionale prevede farina, zucchero, mandorle intere, canditi e una piccola quantità di ammoniaca per dolci o bicarbonato come agente lievitante. La forma è quella di una ciambella schiacciata di circa 10 cm, lucidata in superficie con uovo per ottenere il classico effetto dorato.
La cottura è un passaggio cruciale: i Roccocò vanno sfornati dorati ma non bruniti, poiché raffreddandosi tendono a indurire. Per ottenere una consistenza equilibrata — croccante ma non “spaccadenti” — si consiglia di ridurre leggermente i tempi di forno e, se gradito, aggiungere un cucchiaino di miele per maggiore morbidezza.
Molte famiglie tramandano versioni personalizzate, con l’aggiunta di nocciole, cacao amaro o una spolverata di granella di mandorle in superficie. Le ricette di riferimento, offrono spunti utili per replicare a casa questo classico napoletano.
Preparare i Roccocò significa immergersi nella memoria culinaria della Campania, dove ogni ingrediente ha una valenza simbolica: le mandorle rappresentano prosperità, le spezie rimandano all’Oriente e i canditi evocano la dolcezza delle feste. Un rito che unisce famiglie e generazioni.
In Campania i Roccocò compaiono sui banchi delle pasticcerie già a fine novembre, e accompagnano le festività fino all’Epifania. A Napoli sono presenti ovunque: dalle botteghe dei Quartieri Spagnoli ai laboratori storici del centro antico, passando per le pasticcerie di Salerno, Caserta, Benevento e Avellino. Molti maestri artigiani offrono anche versioni moderne, più morbide e leggere, pensate per palati delicati.
L’abbinamento ideale è con un vino liquoroso come il Marsala o il Vin Santo, che esaltano la complessità aromatica del pisto e ammorbidiscono la croccantezza del biscotto. Chi preferisce i contrasti può scegliere un amaro agrumato campano o un bicchierino di Limoncello di Sorrento, simbolo dell’eccellenza locale.
Tra gli itinerari gastronomici consigliati, da non perdere il Museo del Tesoro di San Gennaro, dove ogni dicembre vengono organizzati percorsi dedicati alle tradizioni natalizie napoletane, e i mercatini del centro storico di Salerno, celebri per le Luci d’Artista e per la presenza di pasticcerie che espongono Roccocò appena sfornati.
I Roccocò rappresentano un vero e proprio patrimonio immateriale della Campania: più che un dolce, un simbolo di identità culturale e ospitalità. Assaggiarli durante una visita a Napoli significa respirare l’essenza stessa della città, fatta di profumi, tradizione e amore per la condivisione.