Nel cuore di Napoli, città sospesa tra sacro e profano, la zuppa di cozze alla napoletana è molto più di una ricetta: è un rito collettivo che unisce storia borbonica, devozione religiosa e passione per il mare.
Questo piatto, oggi protagonista delle tavole pasquali, affonda le radici nella corte dei Borbone, quando Ferdinando I di Borbone volle portare i sapori del Golfo nel suo menù di Quaresima. Da allora, ogni Giovedì Santo, il profumo del mare invade vicoli e ristoranti, con il suo sugo al pomodoro profumato e piccante che avvolge cozze, polpo e frutti di mare. Per chi visita la Campania, è una tappa imperdibile: un’esperienza che racconta l’anima più autentica di una città capace di trasformare ogni piatto in racconto, ogni pasto in memoria.
La zuppa di cozze napoletana nasce come piatto nobile e diventa nel tempo una tradizione di popolo.
Secondo le cronache gastronomiche, Ferdinando I di Borbone ne fu il promotore, grande amante dei piatti di mare e delle ricette semplici ma ricche di sapore. Quando la Chiesa vietava la carne durante la Settimana Santa, il sovrano scelse di celebrare il Giovedì Santo con un piatto a base di pesce, leggero ma sontuoso. Col passare degli anni, il popolo ne fece una pietanza identitaria: le famiglie napoletane iniziarono a prepararla nelle proprie case, spesso con ingredienti poveri ma sempre freschi, come cozze del Tirreno, polpo, vongole e pomodorini del Vesuvio.
Nella Napoli ottocentesca, le strade del centro profumavano di mare: i pescatori vendevano le cozze fresche direttamente dai gozzi, e la sera le case si riempivano di voci e aromi. Oggi come allora, la zuppa mantiene il suo carattere conviviale, simbolo di condivisione e appartenenza. Nei ristoranti storici come La Cantina dei Mille o Antica Osteria Pisano, il piatto viene servito durante la settimana di Pasqua, con varianti più o meno ricche ma sempre rispettose della tradizione.
La zuppa rappresenta anche una lezione di cultura mediterranea: l’uso dell’olio extravergine, dell’aglio, del peperoncino e del pane casereccio per raccogliere il sugo testimonia un sapere antico. È una cucina povera solo in apparenza, ma in realtà profondamente legata alla storia sociale di Napoli e alla sua capacità di celebrare la semplicità come arte.
Realizzare la zuppa di cozze alla napoletana richiede rispetto dei tempi, cura degli ingredienti e conoscenza delle tradizioni. Al centro ci sono le cozze fresche, possibilmente del Golfo di Napoli, pulite e private del bisso. Si aggiungono poi polpo tenero, totani o seppie, qualche scampo o gambero e, a volte, maruzzielli (lumachine di mare).
La preparazione inizia con una base profumata di aglio e peperoncino soffritti in olio extravergine d’oliva.
Si uniscono i molluschi più coriacei, poi un sugo di pomodoro leggero, realizzato con pomodorini del Piennolo o passata dolce. Dopo una lenta cottura, si aggiungono le cozze, che sprigionano il loro liquido salmastro rendendo la salsa intensa e avvolgente.
Il tocco finale è l’’o russ’, un olio piccante con concentrato di pomodoro, versato a crudo nel piatto: è la firma di ogni famiglia napoletana. Servita con fresella o pane tostato, la zuppa va gustata bollente, con un bicchiere di Falanghina dei Campi Flegrei o di Fiano di Avellino.
Chi desidera cimentarsi nella preparazione può trovare online la ricetta ufficiale. La forza di questa ricetta risiede nella modularità: ogni famiglia adatta ingredienti e piccantezza, ma nessuno rinuncia all’intensità del mare. In questa sinfonia di sapori c’è tutto il carattere della cucina partenopea di pesce, autentica, diretta e conviviale.
Chi visita Napoli e la costa flegrea può trasformare la degustazione della zuppa di cozze in un’esperienza di viaggio completa. Nella Settimana Santa, il piatto compare nei menù di trattorie e ristoranti tipici come Zi Teresa, ’A Figlia d’o Marenaro e Ristorante Ciro, luoghi iconici affacciati sul mare. Anche a Pozzuoli e Bacoli, la tradizione si rinnova ogni anno con versioni locali arricchite da pesce del giorno e pomodorini freschi.
Per un itinerario turistico tematico, si può iniziare con una passeggiata sul lungomare di Mergellina, visitare Castel dell’Ovo e concludere la giornata con una cena dedicata alla cucina napoletana di mare.
In alternativa, molte strutture propongono cooking class dedicate alla zuppa di cozze, unendo turismo esperienziale e gastronomia: un format perfetto per chi desidera portare a casa i segreti della cucina partenopea.
I tour operator e le guide locali, propongono itinerari che intrecciano arte, fede e sapori, includendo la degustazione del piatto simbolo del Giovedì Santo napoletano. È un modo per scoprire non solo una ricetta, ma una filosofia di vita: quella di una città che sa fondere gusto, spiritualità e convivialità.